La stradina che mi conduce al lago è innevata, camminando lascio sulla coltre bianca le impronte dei miei Monn Boot, disegno nella neve l'iniziale del mio nome e sorrido osservando il lago che inizia a ghiacciarsi. C'è una atmosfera irreale, fuori dal tempo e dalla realtà, è disarmante ma decisamente rassicurante.
La pasticceria mi aspetta, mangio un toast e sorseggio un the caldo, il tempo scivola e devo rientrare in ufficio. Ripercorro, ancora una volta, il tragitto che mi riconduce fino allo stadio del ghiaccio. Canticchio la canzone di Giorgia che insistentemente si ripresenta nella mia mente, colonna sonora del film che ho visto ieri sera:
"...distrattamente guardo il cielo e cerco te..."
"...e scioccamente mi sollevo su con te..."
Marzia
2 commenti:
Ciao Marzia,
sono un lettore del tuo blog da alcuni mesi. Mi ha colpito molto la tua fantasia e sensibilità e poiché mi sto sentendo triste ho deciso di scriverti, magari mi potrà aiutare a sentirmi meglio e a calmare i sensi di colpa e la malinconia che mi stanno soffocando.
Dalla scrivania della mia stanza vedo la notte che sta scendendo sul Bondone. Al crepuscolo, che come ha scritto un mio amico è l’intervallo tra il giorno da vivere e la notte da sognare, di ieri, ho litigato malamente con una mia amica. Il tutto nasce da un’incomprensione, per una questione che ora mi sembra del tutto senza importanza e di cui ho buona parte della colpa. Sarebbe bastato poco ad entrambi per rimanere calmi e spiegarsi meglio, così da non fraintendere le parole dell’altro, ma presi da non so quale sortilegio siamo scivolati in un vortice di accuse, insulti, provocazioni che non ha avuto alcun risultato se non quello di ferirci a vicenda. Siamo andati avanti ciechi e sordi a farci del male sino a rovinare un rapporto che mi è, a dir poco, prezioso e che nell’ultimo mese eravamo riusciti a trasformarlo in qualcosa di fantastico. Ci scambiavamo infatti sensazioni, ricordi della nostra infanzia e di quando eravamo adolescenti, ci raccontavamo degli amori finiti male, ma che ci accompagnano comunque per tutto il corso della vita. Ora ho paura che tutto questo sia compromesso. Mi spaventa il pensiero che il nostro rapporto diventi formale e superficiale, in cui non ci sia più posto per mettere a nudo le nostre emozioni. Non so cosa darei per poter ritornare a ieri e cambiare quanto è successo. Se avessi davanti i suoi occhi intensi le chiederei scusa, le direi che non è possibile rinunciare a tutto quello che c’è stato e soprattutto a quello che di meraviglioso dovrà ancora capitarci per un singolo momento di follia.
Grazie Marzia per avermi ospitato. Quando la vedrò le farò leggere quello che ho scritto nel tuo blog sperando che la sua risposta sia il suo sorriso. Quel sorriso che mi ha rivolto quando ci siamo salutati la prima volta che siamo usciti insieme. Quel sorriso mi ha fatto sciogliere dentro e ha reso dolce tutta la notte.Adesso che ho finito di scrivere questa lunga lettera guardo fuori dalla finestra e si è fatto completamente buio. Spero che la luce ritorni presto.
Ciao,
prima di tutto ti ringrazio per aver dedicato parte del tuo tempo ai miei pensieri e grazie per avermi donato questo tuo messaggio.
Leggendoti ho immediatamente associato le tue parole alla nuova canzone di Laura Pausini "bastava solo respirare, solo respirare un pò" e poi mi sono ricordata di un brano di Gibran, un poeta libanese che rappresenta il punto di incontro tra Oriente e Occidente. Lo riporto qui sotto:
La perla.
Disse un'ostrica ad una vicina: "Ho veramente un gran dolore dentro di me. E' un qualcosa di pesante e di tondo, e sono stremata".
Rispose l'altra con un borioso compiacimento: "Sia lode ai cieli e ai mari, io non ho dolori in me. Sto bene e sono sana sia dentro che fuori".
Passava in quel momento un granchio e udì le due ostriche, e disse a quella che stava bene ed era sana sia dentro che fuori: "Sì, tu stai bene e sei sana; ma il dolore che la tua vicina porta dentro di sé è una perla di straordinaria bellezza"
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